Descrivere cos’è un orizzonte è apparentemente cosa semplice e sono sicuro che anche tu, esploratore della rete, abbia ben chiaro cosa si intenda per orizzonte almeno idealmente. Sono anche certo, però, che quando si tratta di definirlo o descriverlo a parole non è sempre così facile. Un orizzonte, infatti, in un'opera pittorica, poetica, letteraria e nella vita stessa, non è semplicemente una linea che si erge davanti ai nostri occhi, che delimita la nostra realtà in modo parziale e segmentato, ma qualcosa di più affascinante e ricco.
L’orizzonte, infatti, offre al nostro sguardo i giusti contorni di riferimento e contemporaneamente non li limita - seppur nella parzialità del contorno - ha quindi la possibilità di farci andare oltre, per creare ed adottare nuovi punti di riferimento e da cui ripartire nuovamente. Voglio chiarire meglio questo concetto di orizzonte. Uso il termine che, da sempre mi affascina, nell’accezione descritta da Bernard Lonergan che, in tempi lontani dai nostri, ci ha offerto l’immagine di orizzonte, che oggi risulterebbe subito chiara e lampante con l’uso degli occhiali 4D nelle esperienze di realtà virtuale. Egli definisce l’orizzonte come:
«la linea su cui la terra e il cielo sembrano incontrarsi. Questa linea è il limite del proprio campo visivo. Non appena ci si avvicina, la linea si allontana; si chiude dietro, cosicché si avranno diversi orizzonti tanti quanti sono i punti di osservazione. Inoltre per ogni punto di osservazione e orizzonte, ci saranno diverse divisioni dell’insieme degli oggetti visibili. Oltre l’orizzonte si trovano gli oggetti che, almeno per il momento, non si possono vedere. Dentro l’orizzonte ci sono gli oggetti che adesso si possono vedere».
Questa efficace descrizione è applicabile ad ogni ambito dell’esperienza umana, anche a quello che riguarda la creazione di opere d'arte, lo studio e la ricerca di nuovi linguaggi pittorici o poetici. Essi si muovono, infatti, nei "limiti" dell’orizzonte, ma non sono, però, da essi imprigionate.
Possiamo dire che a seconda del punto di osservazione, infatti, è possibile volgere altrove lo sguardo, per dirigerlo, rigenerato da nuova forza, verso altri e inesplorati orizzonti. Si parte, cioè, da ciò che in questo momento è chiaramente e visibilmente posto all’interno del nostro orizzonte - i luoghi, gli oggetti, le persone, le emozioni - per scorgere via, via, la novità di altri luoghi, oggetti, persone, emozioni.
L’orizzonte, così inteso, pertanto, non risulta una scenografia piatta, monodimensionale davanti alla quale si svolge la scena, esso diviene, infatti, un vero e proprio viaggio, dinamico, pluridimensionale e interattivo nel reale fisico ed emozionale di ciascun individuo.
"Possiamo dire che a seconda del punto di osservazione, infatti, è possibile volgere altrove lo sguardo, per dirigerlo, rigenerato da nuova forza, verso altri e inesplorati orizzonti".
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