L'opera dal titolo «Il Maestro. A Mons. Rino Fisichella» è stata creata appositamente in occasione dei
XXV anni di Consacrazione Episcopale di
Ad un primo sguardo l’opera d’arte astratta contemporanea dell’artista Cardinali appare come un movimento caotico di colori, di linee, di forme. Basta solo soffermarsi con attenzione per cominciare a vedere che dal quel caos primordiale (tanto caro all’artista) come in una sorta di creazione, si evidenziano elementi che rendono più chiara l’espressione simbolica di una rappresentazione densa di elementi e temi teologici.
In quel caos tipico che precede la creazione si erge la figura stilizzata di Gesù Cristo raffigurato con le braccia allargate che rappresentano allo stesso tempo membra del suo corpo e legno della croce. Una croce che è inserita in un edificio stilizzato che è la Chiesa, di cui Egli è il Capo. Cristo, però, è infinitamente più grande della sua Chiesa: le braccia e il volto, infatti, fuoriescono dall’edificio che la rappresenta.
Spostando lo sguardo nella fascia bassa dell’opera si notano le gambe del Cristo a formare una Porta, che è lui stesso, con al centro un sole che lo rappresenta e che rimanda ad un fonte battesimale sormontato da una serratura che può essere aperta solo grazie a Lui e che abilita il credente ad essere figlio e vero pellegrino verso il Padre. Le gambe sono innestate in una specie di barca che insieme all’edificio Chiesa formano una vera e propria Arca, che rimanda a quella del diluvio e a quella dell’Alleanza. Questo anche a significare come tutta la Scrittura dall’Antico al Nuovo testamento parli di Lui e lo prefiguri, in quell’opera salvifica meravigliosa voluta da Dio a favore di tutte le donne e gli uomini di ogni tempo della storia, che è storia di salvezza. La Barca della Chiesa guidata da Pietro e dagli Apostoli e i loro successori.
In basso a sinistra si scorge, radicato nell’arca e nella Chiesa, un pastorale segno di uno dei munera propri del Vescovo, successore degli Apostoli, quello di essere pastore e guida del e per il suo gregge. Il Pastorale, e ciò che simboleggia, è posto sotto il Cristo e il suo Vangelo di salvezza, che ha ragione di essere solo da Cristo che lo bagna col suo sangue che sgorga dalle mani e dal costato.
Al centro della parte ricurva del pastorale vi è una sorta di sigillo blu che rimanda alla pienezza del Sacramento dell’Ordine. Da notare che tale sigillo è fatto con un rimasuglio di tempera e rimanda proprio al lavoro di un artista, quello che in qualche modo deve essere un Vescovo che ha la necessità di saper coniugare, e talvolta anche in maniera creativa, il dogma con la vita ordinaria, in un linguaggio inculturato e capace di dire qualcosa all’umanità del proprio tempo.
Nella parte bassa della prua è visibile un’àncora, segno di stabilità e sicurezza che rimanda alle prime raffigurazioni cristiane catacombali. Essa è inserita anche nella tessera di un puzzle, che si trova tra l'Arca (la Chiesa) e il mondo.
Questo proficuo e creativo dialogo tra Chiesa e mondo; tra cultura contemporanea e fede; tra sc
Nella parte bassa della prua è visibile un’àncora, segno di stabilità e sicurezza che rimanda alle prime raffigurazioni cristiane catacombali. Essa è inserita anche nella tessera di un puzzle, che si trova tra l'Arca (la Chiesa) e il mondo.
Questo proficuo e creativo dialogo tra Chiesa e mondo; tra cultura contemporanea e fede; tra scienza e fede; tra arte e fede va composto e realizzato con pazienza e con speranza, quella che non delude, con un paziente lavoro di relazione e di innesti per rendere pienamente l’immagine di una Chiesa viva e capace ancora di generare alla vita e alla gioia, così come avviene in un puzzle a cui rimanda la rappresentazione della tesserae che unisce la Chiesa, e tutto ciò che essa esprime, col resto del mondo.
Un dialogo necessario che viene appreso nello studio accademico teologico nella disciplina della "Teologia Fondamentale" insegnata magistralmente da Mons. Rino Fisichella per molti anni.
Spostando lo sguardo sul volto stilizzato del Cristo morto e accasciato a sinistra ci viene suggerita tutta la solitudine di un momento che sembra essere assoluto e senza speranza. A ben vedere, però, due accenni di semicerchio suggeriscono e rimandano ad altri due volti. Quello dello Spirito Santo e quello del Padre che lo accompagnano i
Spostando lo sguardo sul volto stilizzato del Cristo morto e accasciato a sinistra ci viene suggerita tutta la solitudine di un momento che sembra essere assoluto e senza speranza. A ben vedere, però, due accenni di semicerchio suggeriscono e rimandano ad altri due volti. Quello dello Spirito Santo e quello del Padre che lo accompagnano in quell’infinita sofferenza salvifica. L’unico volto riconoscibile è però solo quello di Gesù Cristo, vero volto del Padre e unico Mediatore.
Nella finestra posta nella fascia destra centrale, avvolta da un pesce (segno di Cristo Salvatore) si intravedono le lettere Alfa ed Omega anch'esse segno stesso di Cristo e di ricapitolazione in lui di tutte le cose fin dall’inizio: il Cristo attraverso il quale tutte le cose sono state create, nei cieli, sulla terra e sotto terra. Ed è proprio dai cieli che deriva la sua divinità: si vede un movimento di tre cieli in alto, da destra al centro (fin dentro la raffigurazione della Chiesa) il cui ultimo cielo termina esattamente al centro della croce, dov’è il cuore di Gesù..
Questo movimento dall’alto, così come il radicamento del corpo di Gesù verso il basso, ne rappresenta le due nature: vero Dio e vero uomo. Da quello stesso cielo si intravede una sorta di ostia di colore giallo, come il sole, l’Eucaristia dono incommensurabile e luminoso di Cristo, Oriens, alla sua Chiesa
«O Oriens,
splendor lucis aetern
Questo movimento dall’alto, così come il radicamento del corpo di Gesù verso il basso, ne rappresenta le due nature: vero Dio e vero uomo. Da quello stesso cielo si intravede una sorta di ostia di colore giallo, come il sole, l’Eucaristia dono incommensurabile e luminoso di Cristo, Oriens, alla sua Chiesa
«O Oriens,
splendor lucis aeternae,
et sol justitiae:
veni, et illumina
sedentes in tenebris,
et umbra mortis».
Quinta antifona "O" Avvento.
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